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Cosa abbiamo imparato da strAIght to business

Abbiamo aspettato qualche giorno prima di scrivere di strAIght to business. Non è facile processare tutte le informazioni, input, emozioni che questa grande iniziativa ha portato nella nostra vita. Abbiamo imparato molto e vogliamo con questo articolo provare a descrivervi quello che è stato per noi strAIght to business.

È stato, prima di tutto, un’iniziativa totalizzante per molti mesi. Dovevamo curarne con Ennova Research gli aspetti più organizzativi, logistici e contenutistici. E questo ultimo aspetto non è stato semplice, anche perché dovevamo far convogliare diversi aspetti: quelli più tecnologici, quelli sociali e culturali, in modo tale che fosse un’iniziativa che rispondesse a pieno all’ambizione iniziale: facilitare l’accesso all’IA a tutti e darne un quadro più completo possibile. 

Volevamo che fosse un’iniziativa rivolta a studenti e imprese, perché ne potessero capire le tante potenzialità, e che lo mettessero subito in pratica, così da esserne meno spaventati, attraverso una sperimentazione che potesse ideare nuovi applicativi di intelligenza artificiale generativa e rispondesse in modo concreto alle sfide di dieci aziende. 

Abbiamo capito che solo unendo le capacità di tutti, da quelle tecnologiche a quelle metodologiche, oltre all’energia dei giovani, si possono concretamente affrontare le grandi sfide che l’AI ci pone. 

Le aziende che hanno partecipato si sono rivelate fin da subito entusiaste e pronte a mettersi in gioco: vogliamo ringraziare le dieci realtà che hanno partecipato: Comune di Padova, Permasteelisa Group, Manni Group, Vega Carburanti S.p.A., Crurated, Medicasa Italia, Caleffi Hydronic Solutions, TAKA-WPR, CFI Refrigerazione e Bluewind

Abbiamo capito, ma già lo sapevamo, che il tessuto economico italiano è fatto di persone che hanno enormi potenzialità che la tecnologia può solo aumentareA strAIght to business quattro aziende ci hanno raccontato come già sfruttano con successo l’AI nei loro processi in una tavola rotonda molto interessante: con Lorenzo Gubian di Aria S.p.A., Andrea Beccari di Exscalate a Dompé, Walter Bertona di Caleffi Hydronic Solutions e Luca Bonacina di Berry

Dopo la conferenza della mattina (ve ne riparleremo), gli studenti hanno accettato tutte le incognite che questa sperimentazione comportava, e vogliamo ringraziarli perché si sono messi veramente in gioco.

Abbiamo capito ancora una volta che è necessario cambiare il metodo di apprendimento, passando da discipline based learning al problem based learning, promuovendo una sperimentazione continua: solo così si possono preparare gli studenti ad entrare in un mercato del lavoro che farà leva sull’AI per innovare.

Abbiamo sperimentato in più direzioni: dalla produzione di contenuti marketing al controllo di qualità attraverso immagini, dalla gestione di manualistica sofisticata alla personalizzazione della comunicazione nel commercio elettronico. 

In poche settimane i gruppi di lavoro sono stati capaci di produrre soluzioni efficaci: prima di strAIght to business, il team Ennova Research ha costruito delle demo, che sono state, durante la due giorni, potenziate attraverso l’energia e le competenze manageriale degli studenti di Ca’ Foscari, la determinazione a innovare delle imprese, supportati sempre il metodo condiviso di progettazione e innovazione di Upskill 4.0 e Ennova.

Abbiamo capito che l’Università deve saper proporre queste metodologie di apprendimento differenti, che siano al passo con i grandi cambiamenti che stiamo vivendo. 

I dati Eurostat mostrano come le imprese italiane siano in ritardo nell’adozione di strumenti di intelligenza artificiale. Nel 2023 in Italia solo il 4,4% delle aziende con 10-49 dipendenti ha implementato almeno uno strumento di intelligenza artificiale (il 6,4% in UE). La percentuale si attesta al 7,3% per le aziende da 50 a 250 dipendenti (13% in UE) e al 24,1% per quelle con oltre 250 dipendenti (30,4% in UE). Eppure lo studio “AI 4 Italy”, elaborato da The European House – Ambrosetti, rivela come la produttività del Sistema-Italia potrebbe aumentare fino al 18% grazie all’adozione dell’intelligenza artificiale generativa. L’Italia ha bisogno dell’IA generativa per sbloccare la produttività e contrastare gli effetti avversi di una popolazione che invecchia. E ha soprattutto bisogno di giovani che sappiano usare questi strumenti.

I prototipi realizzati durante strAIght to business non sono semplici prototipi: questa due giorni ci ha permesso di capire, ancora una volta, la potenzialità della sinergia tra giovani, imprese e università. La cosa veramente fondamentale di strAIght to business è stato il semplice lavorare insieme perché ha messo in circolo fiducia e innescato meccanismi di collaborazione. Oltre a dare finalmente un’immagine positiva (ma non sensazionalistica dell’AI), strAIght to business ci ha permesso di guardare al futuro con maggiore consapevolezza.