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StrAIght to business: una grande palestra per il futuro

La prima edizione di StrAIght to business si è tenuta alla Venice School of Management di Università Ca’ Foscari Venezia. La scelta della location era in linea con gli obiettivi dell’iniziativa, innescare un processo generativo che potesse collegare giovani talenti universitari, aziende ed esperti in intelligenza artificiale e facilitare l’ingresso nell’ambito dell’IA generativa attraverso applicativi specifici. 

I legami tra lavoro, competenze e AI sono stati i temi maggiormente indagati da tutti gli interventi di StrAIght to business.

Secondo una recente indagine di IBM Augmented work for an automated, AI-driven world, l’IA non sostituirà le persone, ma le persone che usano l’IA sostituiranno quelle che non lo fanno. 

L’AI sta cambiando in modo rapidissimo i modelli di business tradizionali e trasformando il lavoro. Molte delle attività che le persone svolgono oggi non saranno necessarie nelle imprese di domani. 

Le partnership uomo-macchina stanno aumentando la produttività dei lavoratori e offrono un valore aziendale esponenziale. 

C’è una convergenza tecnologica che porta a una nuova e piena consapevolezza, come dice James Lovelock nel suo Novacene: L’età dell’iperintelligenza, libro citato da Antonio Marcomini, prorettore di Ca’ Foscari con delega ai Rapporti con il territorio, che ha portato i saluti della Rettrice a StrAIght to business. La tesi di fondo di questo testo è che il sistema vivente, in qualche modo, si auto-regolerà.

Se il mondo delle imprese deve costruire nuove competenze nelle proprie risorse umane, l’Università deve accompagnare gli studenti verso un percorso di nuova consapevolezza, fatta di soft skills e hard skills, e lo deve fare attraverso nuovi modelli formativi, che siano problem based e challenge based. L’Università deve diventare una grande palestra per il futuro, ha affermato Michele Bugliesi nel suo intervento a StrAIght to business.

Sempre secondo la ricerca di IBM, il 40% della forza lavoro dovrà riqualificarsi nei prossimi tre anni per l’implementazione di AI e automazione. Questo significa che circa 1,4 miliardi di persone su 3,4 miliardi della forza lavoro globale, secondo le statistiche della Banca Mondiale, dovranno acquisire nuove competenze. Da questo studio risulta che le competenze tecniche sono ora considerate un requisito di base, mentre l’attenzione si è spostata sullo sviluppo delle competenze umane, le cosiddette soft-skills. 

La necessità di adattarsi e acquisire nuove competenze è una costante nel mercato del lavoro moderno. Le aziende e i dipendenti devono essere proattivi nell’identificare e sviluppare le competenze emergenti per rimanere competitivi e prosperare in un contesto in continua evoluzione.

L’innovazione deve essere perseguita però in modo disciplinato e collaborativo, attraverso un sistema di relazioni più ampi, eterogenei e interattivi. 

L’Università ha la necessità di far testare in tempi rapidi agli studenti le competenze acquisite, ha affermato Anna Comacchio, direttrice della Venice School of Management. La sinergia con il mondo del lavoro deve iniziare già negli anni formativi dell’università e può essere realizzato attraverso formati innovativi come StrAIght to business che permette agli studenti di affrontare questa grande trasformazione tecnologica in modo attivo. Gli studenti si cimentano con sfide reali e creano una nuova proposta di valore per le aziende che partecipano. Oltre ai prototipi che vengono creati, quello che emerge è una nuova capacità di dialogo tra impresa, università e mondo della tecnologia, un ecosistema da cui tutti possono trarre beneficio.

Coltivare questo ecosistema è fondamentale per l’Università, che deve preparare studenti per lavori che non esistono ancora.