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Intervista a Elena Masi, Project Manager di Upskill 4.0

Prima di entrare in Upskill 4.0 Elena Masi ha girato il mondo. In quarta liceo è stata negli Stati Uniti, vicino a Seattle, per un anno; durante la laurea triennale in Business and Economics all’Università di Bolognaè stata per sei mesi alla Monash University di Melbourne; durante la laurea magistrale in Innovation and marketing all’Università Ca’ Foscari Venezia, è stata a Tokyo per altri sei mesi. In tutte queste esperienze internazionali non solo ha avuto modo di conoscere nuove culture ma soprattutto di approfondire i temi dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale. Temi ai quali ha dedicato, una volta rientrata a Venezia, la propria tesi di laurea magistrale studiando nuovi business model per favorire l’adozione di un approccio circolare nel settore moda.

Elena Masi Upskill Venezia

Come è iniziato il tuo percorso in Upskill 4.0 e di cosa ti occupi?

Dopo la laurea, ho vinto una borsa di ricerca all’Università Ca’ Foscari e ho lavorato con otto realtà del Veneto, dove ho capito quanto potesse essere importante il Design Thinking per le imprese. Una volta entrata in Upskill 4.0 ho cominciato ad occuparmi della gestione dei progetti con gli studenti e imprese. Per il progetto Upskill Venezia, ho lavorato con Tabinotabi e l’ITS TAM, con Arte-Mide e ITS ICT Piemonte di Torino; per Upskill Perugia ha lavorato con Joy con l’ITS Agroalimentare di Viterbo e Consorzio Urat con l’ITS Servizi alle imprese di Viterbo, per il progetto Upskill con Fondazione Cariverona ho lavorato per Progetto Quid con l’ITS Mita Academy

Da gennaio 2023, il mio ruolo è cambiato, sono diventata Project Manager, e coordino la seconda edizione di Upskill Venezia.

Sappiamo che ti interessa particolarmente il tema dell’economia circolare applicato al settore moda: come può avvenire questa transizione?

Domanda difficile! Credo innanzitutto sia necessario aumentare la consapevolezza di imprese e consumatori nei confronti dell’ambiente. Dovendo scegliere da dove cominciare, il primo passo è sicuramente quello di  informare meglio i consumatori sugli impatti dei loro acquisti su tutta la catena del valore. 

Si parte dalla sensibilizzazione verso le nuove generazioni che hanno comunque più attenzione rispetto alla questione ambientale e sono più consapevoli della necessità di rivedere il proprio stile di vita in chiave più responsabile. A fronte di questa accresciuta sensibilità, c’è una parte considerevole di consumatori che invece deve essere maggiormente sensibilizzata. Non tutte le aziende leader hanno capito che non possono più produrre come prima, che ci sono nuove risorse come le materie prime seconde e nuovi materiali che derivano da materiali riciclati o recuperati. È necessario anche pensare a nuovi modelli di business possibili, pensando alla vendita del prodotto, non come la fase finale, ma come l’inizio di un nuovo ciclo produttivo (es. riciclo e riuso).

Come possono le nuove tecnologie aiutare questi processi di transizione?

Sono necessarie per agevolare la transizione a un’economia più circolare. Da un lato i social possono aiutare a comunicare processi virtuosi legati alla sostenibilità, possono valorizzare un nuovo modo di acquistare, in modo più responsabile, con uno storytelling accattivante. Dall’altro sono molto importanti tecnologie meno visibili ma non meno potenti, come il software che ci permette di ottimizzare la produzione o riutilizzare gli invenduti. Per ridurre al massimo gli invenduti e gli sprechi, è fondamentale poter realizzare dei prototipi digitali che poi possono essere testati sul mercato in modo da produrre solo ciò che è stato ordinato. E poi c’è tutto il tema della trasparenza, come vengono prodotti e dove vengono prodotti i capi che si acquistano, che le nuove tecnologie possono aiutare a mettere in chiaro attraverso sistemi di tracciamento più affidabili.

In questo momento segui la seconda edizione di Upskill Venezia: raccontaci questa tua esperienza come project manager.

È una bella sfida: è la mia prima esperienza da project manager! Mi piace particolarmente perché in ognuno degli otto progetti che partecipano alla seconda edizione di Upskill Venezia si parla di sostenibilità, a livello globale (Wetlands) riciclo (Rehub.glass), Upcycling (Ramosalso), consumo responsabile (Rimani), valorizzazione dell’ambiente e delle tradizioni locali (Gloria Rogliani, Martina Vidal, Micromega, sullaluna).

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

In Upskill 4.0 siamo un team molto giovane. È davvero molto bello potersi confrontare con persone che hanno sensibilità vicine alle mie ma hanno competenze diverse. È  sempre una grande occasione per imparare cose nuove. Inoltre, mi piace collaborare con tutti gli interlocutori che portano un valore aggiunto ai progetti, partendo dalla loro specifica professionalità. Mi piace relazionarmi con gli studenti, approfondire con loro diverse tematiche, scoprire nuove realtà e indagare settori nuovi. Ogni progetto è un’avventura!